AVERE UNA VALLE – DI GIUSEPPINA SIMONETTI
Era autunno. Salivamo verso il Dèir Caval nel vento che spettinava faggi e castagni e staccava le nubi impigliate sulla vetta del Mombarone.
Il cugino portava un aquilone di grossa tela blu – dono di un amico finlandese – che voleva liberare da un’altura. La moglie, cittadina, arrancava in silenzio. Fermi sul pianoro, l’aquilone partì imbizzarrito e pencolante come un torello al suo primo pascolo. C’era in quel “far volare” l’aquilone finlandese sulla montagna di casa un richiamo simbolico che supponevo, e lui si guardava dall’esprimere. Lei, il vestito leggero gonfio di vento, osservava le nubi osservare il cielo della pianura sopra i paesi e le citta’ , nel grande bacino variegato e orlato di colli. All’improvviso disse: “io abito in una grande citta’ , ma dev’essere splendido avere una valle, e viverci”. Avere una valle è essere posseduti fin dall’infanzia da suoni, odori, colori e forme, dalla sua natura intima e segreta che mettera’ le sue radici formandoti alla tua stessa insaputa: ed attraverso quel filtro valuterai man mano tutto il resto.